RUBEDO

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MARCO STEFANUCCI
20 FEBBRAIO 15 – 7 MARZO 15

SCHEDA TECNICA

Artista: MARCO STEFANUCCI

Curatori: ENRICO ELORENZO LOMBARDI

Inaugurazione: VENERDI 20 FEBBRAIO, 18:00

Sede: GALLERIA LOMBARDI, ROMA

Nel nuovo spazio espositivo della Galleria Lombardi di Roma, venerdì 20 Febbraio 2015 verrà inaugurata la mostra personale di Marco Stefanucci (Roma 1971). Questa è la sua prima esposizione a Roma subito dopo la grande esposizione al Museo Civico di Arte Moderna e contemporanea di Anticoli Corrado.

Dal testo di Luigi M. Bruno:

Marco Stefanucci pittore o pittoscultore come lui stesso ama definirsi, in effetti elabora una spazialità e una dimensione originale nella quale i suoi monocromi vibrano insofferenti della loro bidimensionalità in cerca di una resa plastica realizzata attraverso l’elaborazione di supporti cartacei o di tessuti che si distendono, si piegano, ondeggiano, con trasparenze misteriose su figure che ora si concretizzano ora si diluiscono nell’apparenza di una fisionomia, uno sguardo, che sa di affascinanti ectoplasmi.

Sono figure che o sono esplicite rielaborazioni da dipinti antichi o apparenze, spesso ambigue e sfuggenti proprio come le evocazioni di un medium, assumendo attraverso gli strati materici e le colature bituminose sostanza e qualità di arcaici richiami, rimandi ad antiche memorie.

In effetti l’artista, con una raffinata e sperimentata tecnica di velature, sovrapposizioni, nella resa di uno sfumato di prestigiosa qualità, assomma e risolve una concentrazione espressiva che fa di un ritratto qualcosa di più di una semplice resa fisionomica.
E’ amore per una assenza, o meglio per una presenza sfuggente, indefinita, che ora ” buca” il buio della tela, ora scompare in un “notturno” atemporale.
Sì, è amore per chi non ha più voce ma con dolorosa e languente effusione riaffiora e cattura una nuova vita che ha pur del transitorio, del momentaneo.

E’ questa la magia dell’artista, la magia della materia fatta carne e respiro, anzi spirito ed essenza di un “qui e adesso” eppure di un ieri, un tempo trascorso che nella necessaria indeterminatezza trova il “momento” che la fissa, sogno e sostanza del nostro immaginare.

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